La cura del corpo e dell’anima.

In Kerala, India sud occidentale, a Kurumassery, esiste un’ opera sociale guidata dagli Stimmatini, la “Stigmata Providence Home”.
È un’iniziativa della nostra comunità stimmatina cominciata nel giugno 2015 ed è un’opera di carità per le persone gravemente ammalate e abbandonate; ci si prende cura di loro con amore e gli ospiti sperimentano questa divina tenerezza per loro. Condividiamo, attraverso il nostro ministero, la gioia dell’amore di Dio per l’umanità e gli ammalati fanno esperienza della misericordia di Dio su di loro.
Li accogliamo dagli ospedali, quando li dimettono dopo le prime cure o direttamente dalla strada quando si trovano totalmente abbandonati dalle loro famiglie perché incapaci o impossibilitati ad accudirli.
Quando arrivano al nostro Centro li prendiamo in carico, diamo loro un tetto e un pasto, curiamo i loro corpi in tutto ciò di cui hanno bisogno, ma soprattutto li aiutiamo a capire che loro sono anche un’anima e non solo un corpo malato. Sono un’anima creata da Dio per l’immortalità. Diamo loro la possibilità e la capacità di ricordarsi che rimangono, sempre e comunque, esseri eterni. Il nostro intento, dunque, è di curare non solo il corpo, ma la persona e di dare loro una speranza.
Vi voglio raccontare la storia di Hajit. È un giovane uomo di trentanove anni che vive con noi da otto anni. La sua è una storia difficile; ha avuto una gioventù alquanto tormentata e sempre border- line. Una esistenza sempre condotta da un eccesso ad un altro e spesso vissuta nell’alcool. A trentun anni cadde da un edificio, mentre lo stava tinteggiando. Rimase totalmente paralizzato e il suo unico parente, un fratello, per la gravità della situazione in cui si è venuto a trovare, non riusciva a prendersi cura di lui. Era sempre sdraiato a letto ed era totalmente immobile. Hajit si era chiuso in un totale mutismo. Non voleva parlare con nessuno, si colpevolizzava e pensava di essere la persona più cattiva al mondo. Ma quando abbiamo iniziato a prenderci cura di lui con amore, lentamente le cose sono cambiate.
Mentre lo lavavamo e prestavamo le cure di cui aveva bisogno noi pregavamo per lui e progressivamente ha iniziato a confidare non solo negli uomini, ma a rifugiarsi anche in Dio e a credere in lui. Ha cominciato pregare con noi. Non era cristiano, ma indù, e dopo alcuni anni ha chiesto di essere battezzato. Abbiamo parlato col vescovo e con suo fratello e alla fine siamo giunti a fare il battesimo nella nostra Cappella della Divina Misericordia nel nostro seminario.
Da quel momento abbiamo visto un radicale cambiamento in lui, non solo spirituale, ma anche fisico. Inizialmente ha fatto anche delle terapie, ma ora la sua unica terapia è la preghiera e devo dire che ha veramente colto, giorno dopo giorno, il valore e il significato della vita cristiana e della preghiera. Ora è pieno di vita, è una persona rinata e ha scoperto la gioia del vivere insieme. All’inizio si nascondeva sotto le coperte per non avere contatto con le persone e ora, invece, lui è il primo a cercare il dialogo, ti accoglie con un bel sorriso ed è una festa per tutti noi. Lui, con la sua vita, è un vero annunciatore del Vangelo.
Come ci sosteniamo? Non abbiamo aiuti dalle famiglie degli ospiti né aiuti particolari dal governo. Solo alcune medicine ci vengono offerte dai vicini ospedali, ma molti medicinali li compriamo. Naturalmente abbiamo altre spese, come i salari, ma tutto viene dalla provvidenza delle persone che ci visitano e vedono quello che facciamo. I lavoratori stipendiati sono due infermieri, una cuoca, un guardarobiere per la lavanderia e un medico a disposizione. E poi ci sono molti volontari che ci aiutano, dalle parrocchie, dalle scuole e i nostri stessi seminaristi stimmatini. Sono organizzati a turni e a gruppi e ci aiutano dando assistenza al momento dei pasti, ma anche per la sola compagnia o svago.
La gente apprezza quello che facciamo e come lo facciamo. Conosce il nostro spirito e le nostre motivazioni e viene, in vario modo, a darci una mano. Il nome stesso che portiamo, “Stigmata Providence Home”, afferma ed esprime tutto questo.
p. Nidhin Kottavathukkal